Un fermo immagine delle molestie di Capodanno

Quelle molestie che la sinistra non vede

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Avatar photo Gianluca Veneziani

Che ipocrisia, la sinistra. Tutta attenta a sottolineare che i molestatori di Capodanno arrivassero da fuori Milano, ma dimentica del fatto che venissero o provenissero da fuori d’Italia. L’altro giorno, a nomi fatti degli aggressori, è andata in scena la solita messinscena progressista, tra silenzi colpevoli delle femministe, goffi tentativi di spiegazione sociologica o imbarazzanti autoassoluzioni per gli episodi gravissimi di piazza Duomo.

Il ritornello più frequente era «venivano da fuori città!». Si cimentava nella pratica il sindaco del capoluogo lombardo Giuseppe Sala che, pur ammettendo che «queste cose non possono accadere», sottolineava che «gran parte del branco arriva da fuori Milano». In queste parole c’era una somma insopportabile di provincialismo, ingenuità e irresponsabilità, condita dal buonismo (autolesionista) di chi guarda con occhio indulgente alle periferie. Innanzitutto, se Milano è diventata meta attrattiva europea e mondiale, come può un sindaco pensare di doversi preoccupare solo di chi risiede nella città e ignorare le azioni di chi arriva «da fuori»? Amministrare Milano è amministrare un mondo in miniatura e chi lo fa ha l’onere di controllare che turisti, immigrati e pendolari rispettino la città e i suoi abitanti. E che i visitatori stranieri (vedi le turiste molestate) non si sentano minacciati da chi vi scorrazza impunito.

I molestatori di periferia

Ma le parole di Sala potevano leggersi anche in un’altra chiave, non meno odiosa: e cioè, chi viene da «fuori Milano» ha meno opportunità, vive in condizioni di marginalità, si sente discriminato e cerca, a volte sbagliando, una rivalsa sociale. E quindi va in qualche misura compreso. È la lettura data ai fatti di Capodanno anche da Repubblica che ieri titolava sul sito: «Abusi di Capodanno: quei giovani di periferia a caccia di una notte da padroni». E allora eccoti il racconto strappalacrime su Abdelrahman Ahmed Mahmoud Ibrahim, uno dei due fermati per le molestie, 18enne egiziano arrivato due anni fa in Italia su un barcone, con un fratello morto di tumore, e destinato a una vita nella periferia milanese, prima da «solo», poi con il padre operaio, un uomo «da compatire» che assicura: «Mio figlio non può averlo fatto, è un gran lavoratore». Ed eccoti la storia dell’altro fermato, Abdallah Bouguedra, 21enne di origini marocchine nato a Torino, dove si arrabatta facendo il manovale a giornata, vive col padre operaio «in una casa del quartiere Barca, periferia della periferia della città» ed è tanto «un bravo ragazzo», perché lo assicura «Said il kebabbaro».

Sta qui la lettura compassionevole, definita dal vignettista Osho «la foglia di fico per nascondere la verità». Già, è tutta colpa del contesto, della povertà, della difficile integrazione, del fatto che venissero da «fuori città». Nessun giornalone ieri però notava che forse un po’ di colpa ce l’abbia il fatto che i molestatori arrivassero dal Nordafrica. Per la cronaca, insieme ai due fermati, sono stati identificati per le molestie 6 egiziani, 2 marocchini, 5 italiani di origine nordafricana e 5 italiani. Ma sicuramente sarà un caso. Vero, Sala e compagni?

Libero, 15 gennaio 2022

 

 

 

 

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