L'ex sindaco di Roma Virginia Raggi in fila per il tampone

La Raggi e il ballo del tampone

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Avatar photo Gianluca Veneziani

Li abbiamo visti travestirsi in mille modi, da sovranisti e poi da europeisti, da populisti e quindi da uomini e donne dell’establishment, da anti-clandestini e da filo-immigrati, da alleati della destra e poi della sinistra. Ma finora nessun membro dei 5 Stelle era riuscito nel capolavoro compiuto venerdì scorso da Virginia Raggi, che si è presentata in incognito, con tanto di cappuccio in testa a camuffarla, in fila per un tampone davanti una farmacia del quartiere Monte Mario a Roma. Il suo tentativo di nascondimento non è andato esattamente a buon fine, se è vero che l’ex sindaco è stato immortalato da altri cittadini in coda, che hanno fatto girare la sua foto di chat in chat fino a rendere virale la notizia (compresa quella della sua negatività).

Ma perché la Raggi si è presentata conciata in quel modo prima del test rapido? Era un’estrema forma di tutela anti-Covid? Non bastandole cioè la mascherina, ha deciso di sperimentare anche il cappuccio come dispositivo aggiuntivo di protezione individuale? Oppure l’ex sindaco si vergogna a presentarsi col suo volto davanti ai romani, dopo i disastri combinati alla guida della città? Se è per questo, la prossima volta le suggeriamo di adottare anche occhiali e baffi finti. O ancora, ipotesi più probabile, la Raggi non vuole far sapere di essere una di quelli che necessitano del tampone per ottenere un Green Pass di 48 ore, essendo sotto sotto una No Vax?

Qualche dubbio a riguardo è lecito averlo: sul tema vaccini l’esponente grillina non si è mai esposta in modo chiaro, anzi è rimasta piuttosto ambigua, suscitando non pochi sospetti. Nel novembre 2020 la Raggi era stata contagiata dal Covid e a lungo ha detto di avere anticorpi a sufficienza (per non vaccinarsi). Quando poi le è stato chiesto se fosse pro o contro il siero anti-Covid, ha optato per la libertà di scelta: «Non mi sento di dire se sono favorevole o contraria. Credo siano questioni su cui devono decidere i medici. Ognuno senta il proprio dottore e faccia ciò che dice lui», aveva ribadito lo scorso agosto. Tuttora quindi non si sa se la Raggi si sia mai vaccinata o meno.

Tutte le sue gaffe

Di certo, l’immagine del sindaco camuffato e incappucciato, ultima frontiera tragicomica del surrealismo grillino, segue tante altre figure di palta commesse dalla Raggi durante il suo mandato. A mo’ di una collezionista di gaffe, la si ricorda accusare i fascisti per le bombe del 1943 sul quartiere di San Lorenzo a Roma, sganciate però dagli Alleati. E ancora scambiare il Colosseo con l’Arena di Nîmes, che si trova in Francia, non proprio a un tiro di schioppo dalla Città Eterna. E poi confondere (dettagli, no?) il Cupolone di San Pietro con il Colosseo. Per non parlare della meravigliosa targa dedicata a Carlo «Azelio» Ciampi, rigorosamente senza «g», non troppo apprezzata dal presidente Matarela (si chiama così, vero, Virgì?).

Ne aveva assommati così tanti di scivoloni, la Raggi, che alla fine i romani hanno deciso di lasciarla a terra, facendola arrivare tristemente in quarta posizione alle scorse amministrative. Ma Virginia è cocciuta, vuole rifarsi una verginità o una virginità politica e allora, non essendo riuscita a riciclare i rifiuti della Capitale, vuole almeno riciclarsi lei, come leader del fronte grillino più movimentista, scettico sui vaccini e contrario al Super Green Pass. Un po’ l’erede dello spirito originario dei 5 Stelle, più di lotta e meno di governo.

Però per certe battaglie (sbagliate) bisogna almeno avere il coraggio di metterci la faccia, non nascondersi sotto un cappuccio. Sennò la faccia si rischia di perderla definitivamente. Ma forse ci sbagliamo noi: la Raggi in realtà è una vaccinista convinta che, per estremo scrupolo, va ogni giorno a farsi il tampone in farmacia. Del resto ora Virginia ha tanto tempo libero: anziché guardare i cantieri, preferisce la fila per l’antigenico.

Libero, 10 gennaio 2022

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